PRINCIPALI MALATTIE CRITTOGAMICHE SUI VARI ORGANI DEL CASTAGNO
Cristinzio G. 1 e Testa A. 2
1 Dipartimento di Arboricoltura, Botanica e Patologia
Vegetale. Università di Napoli Federico II. 2Istituto di
Biotecnologie Biochimiche –Programma MIUR “Rientro dei Cervelli”, Università Politecnica delle Marche.
e-mail: cristinz@unina.it
Riassunto – Le malattie crittogamiche pericolose per il Castagno
non sono molto numerose, ma alcune possono essere estremamente distruttive.
Sulle radici e al colletto le più dannose
sono, nell’ordine, il “mal dell’inchiostro” da Phytophthora sp. e il “marciume radicale” da Armillaria mellea; meno importante il “tumore” da Agrobacterium tumefaciens. Sul tronco e
sui rami i danni maggiori sono causati dalla Cryphonectria parasitic,a agente del “cancro della corteccia” e da
una serie di funghi superiori agenti di “carie del legno”. Sulle foglie funghi
potenzialmente pericolosi sono la Mycosphaerella
maculiformis, agente della “Fersa” o “Nebbia”, e la Microsphaera quercina agente dell’”oidio”. Sui frutti sia in campo
che in magazzino si possono trovare muffe di vari colori causate da molte
specie fungine.
Parole chiave: Cancro, mal dell’inchiostro, malattie minori
MAIN FUNGAL DISEASES
ON DIFFERENT CHESTNUT PART
Abstract - Fungal diseases on Chestnut tree are not very assorted; nevertheless
some of these can be extremely dangerous. On roots and collar the most serious
pathology are “Ink disease” due to Phytophthora sp. and “root rot” caused by
Armillaria mellea less important are radical tumors induced by Agrobacterium
tumefaciens. On the woody parts important damages can be induced by Cryphonectria
parasitica agent of the “Chestnut blight” and by a range of agents of “wood
decay”. Fungi potentially dangerous on leaf are, agent of the “Fersa” or “Fog”
and the Microsphaera quercina cause of “Powdery mould”. On the fruits, in plant
and in stocks, a series of differently
colored moulds can be found caused by numerous agents, mostly ubiquitous or
opportunistic.
Key words: Chestnut blight, Ink disease, minor diseases
Introduzione
Il Castagno, nella sua duplice veste di specie d’interesse forestale e agraria, ha un numero relativamente basso di malattie di origine crittogamica, dovute cioè a specie appartenenti ai regni dei Batteri, Cromisti o Funghi, pericolose per la sua esistenza. Alcune di queste però possono avere effetti catastrofici, come nel caso del cancro della corteccia da Cryphonectria parasitica che in pochi decenni all’inizio del ‘900 portò alla scomparsa quasi totale del Castagno in tutto il continente Nord-Americano. Anche le malattie specifiche per i singoli organi sono relativamente poche. Sulle radici e al colletto si può trovare, soprattutto su giovani piantine e nei vivai, il “tumore radicale” da Agrobacterium tumefaciens, ma le più dannose sono il “marciume radicale” da Armillaria mellea e ancor più il “mal dell’inchiostro” da Phytophthora sp. Sugli organi legnosi del tronco e dei rami si possono avere i danni più gravi causati soprattutto dalla Cryphonectria parasitica, agente del “cancro della corteccia” e dagli agenti vari delle “carie”, tutti funghi superiori. Sull’apparato fogliare i funghi potenzialmente e/o localmente pericolosi sono la Mycosphaerella maculiformis agente della “fersa” e la Microsphaera quercina agente dell’ “oidio”. Sui frutti, soprattutto su quelli caduti a terra e/o durante il periodo di stoccaggio e conservazione, si possono insediare una serie di muffe di vari colori causate da numerose specie fungine, per lo più ubiquitarie e/o da debolezza.
Scopi
principali di questa relazione sono: (a) suddividere ed analizzare le più
importanti malattie crittogamiche che attaccano i singoli organi della pianta
di Castagno; (b) in relazione alle due fitopatie più gravi in assoluto per
questa specie vegetale, quali il “cancro” e il “mal dell’inchiostro”, segnalare
i mezzi e le modalità di lotta più aggiornati ed efficaci, scaturiti anche da
esperienze dirette e prove sperimentali da noi effettuate negli ultimi anni.
Il cancro della
corteccia
Il Cancro
della corteccia del castagno, proveniente dall’Asia, fu descritto per la prima
volta in Nord America, dove ha fatto poi i danni maggiori, nel 1904 nello Stato
di New York (Murril, 1906); dopo un paio di decenni fu traghettato in Europa e nel
1938 ne fu segnalata la presenza anche in Italia (Biraghi, 1946). Qui la
malattia si è dimostrata meno virulenta per la minore suscettibilità del
Castagno europeo (Castanea sativa)
nei confronti di quello americano (Castanea
dentata) ma ha prodotto in ogni modo ingenti danni soprattutto nei primi
anni dopo la sua comparsa. L’agente Cryphonectria
parasitica (ex Endothia parasitica)
è un fungo che colpisce tutte le parti epigee della pianta ad eccezione delle
foglie, penetra attraverso ferite di varia natura, sia biotiche che abiotiche.
Non è in grado di attaccare la parte ipogea in quanto ha scarsissimo potere
competitivo ed è facilmente sopraffatto dalla flora terricola. Il primo sintomo
che si osserva è un cambiamento di colore della corteccia con aree depresse di
colorazione rossastra, che poi si fessurano più o meno profondamente ed
evolvono in cancri. Sulle zone alterate si formano delle piccole pustole
rosso-aranciate, costituite dalle fruttificazioni del fungo. Sollevando la
corteccia in corrispondenza dei cancri, ai margini delle aree colpite si
osserva il micelio disposto in caratteristici e diagnostici
"ventagli". Quando il cancro arriva ad interessare l’intera
circonferenza del ramo o del pollone, tutta la parte superiore muore. Un altro
sintomo tipico di questa malattia è l'emissione di un numero elevato di rami
epicormici alla base e/o tutt’intorno al cancro (foto 1).
Il Cancro della corteccia da C. parasitica a partire dagli anni ’50
(Biraghi, 1950) ha iniziato a manifestare oltre alla sintomatologia virulenta,
una forma atipica, ipovirulenta, definita anche come ipovirulenza escludente,
(Grente e Sauret, 1969), nella quale, pur con lo sviluppo di cancri, non si
hanno disseccamenti né emissione di rami epicormici (foto 2). Tale sindrome è
dovuta alla presenza di particelle di acido ribonucleico (dsRNA) associato a
geni citoplasmatici che, in presenza di compatibilità vegetativa, passano da un
individuo “malato” ad uno “sano” (Anagnostakis e Day, 1979), riducendone la virulenza.
Questi ceppi “ipovirulenti”, riconoscibili anche in laboratorio dal colore
bianco delle colonie, vengono oggi utilizzati con successo per la lotta
biologica sia preventiva che curativa. In modo preventivo, i ceppi ipovirulenti,
dopo averne accertata, con metodi vari di laboratorio, la compatibilità vegetativa
con i ceppi virulenti presenti nella zona interessata al trattamento, vengono
diffusi sul territorio inoculandoli a varie altezze sulle piante. Con finalità
curativa i ceppi ipovirulenti vengono inoculati intorno ai singoli cancri
virulenti che si vogliono far regredire (Anagnostakis, 2001; Magro et al., 2002, Cristinzio et al. 2005, fascicolo ed. dalla Regione
Campania in corso di stampa). Molto utile, per il contenimento della malattia, risulta
la tecnica di protezione degli innesti con terriccio prelevato nel castagneto e
posto tutt’intorno al punto d’innesto (foto 3).
Il mal dell’inchiostro
Il mal dell’inchiostro, da sempre,
contende la pericolosità al cancro della corteccia. Secondo il Gibelli (1883) è
presente sul Castagno in Italia fin dagli inizi del 19° secolo. L’agente della
malattia fu descritto in modo chiaro per la prima volta dal Petri che
inizialmente lo definì Blepharospora cambivora, divenuta poi Phytophthora cambivora (Petri, 1917).
Oggi in Italia quale agente del mal dell’inchiostro oltre la P. cambivora, è presente anche la P. cinnamomi (Cristinzio, 1986). Tale
specie potenzialmente è molto più pericolosa della prima per la sua spinta
polifagia, può attaccare, infatti, oltre 900 specie vegetali appartenenti a più
di 200 generi (Zentmyer, 1980) e per l’elevata virulenza mostrata anche in
prove d’inoculazione artificiale (Cristinzio e Grassi, 1993). Il nome della
malattia deriva dalla colorazione nerastra che assumono i tessuti attaccati del
cambio e del legno, alla base del tronco, visibili sotto forma di "fiamme"
(foto 4). In casi molto avanzati della malattia su giovani piante o polloni, tali
sintomi si possono rilevare anche al di sopra della corteccia (foto 5). Sulla
parte aerea della pianta si notano delle manifestazioni aspecifiche di deperimenti
e ingiallimenti progressivi della chioma con foglie più piccole (foto 6). Le
piante giovani sono molto più sensibili di quelle adulte; per esemplari
secolari, infatti, dal momento dell’attacco alla morte possono trascorrere
anche diversi anni. Le piante colpite da mal dell'inchiostro sono più
facilmente attaccate da altre malattie crittogamiche, sia della parte aerea che
ipogea, tra queste vanno ricordate il cancro della corteccia da Cryphonectria parasitica e il marciume
radicale da Armillaria mellea.
La lotta in pieno campo al
mal dell’inchiostro è molto difficile; risultati apprezzabili si possono
ottenere con la lotta integrata che comprende la contemporanea applicazione di più
strategie d’intervento, di tipo genetico, agronomico e chimico. Per la lotta genetica potrebbero essere adoperate specie di Castanea di origine asiatica, resistenti (C.
mollissima), o molto tolleranti (C.
crenata); maggiormente consigliabile è l'uso di cultivars di C. sativa meno suscettibili. A tal riguardo risposte interessanti si sono avute
in prove effettuate su cultivars provenienti da varie regioni italiane, con
varie tecniche quali inoculazioni su giovani piantine, inoculazioni su calli,
inoculazioni su talee e valutazioni delle perdite elettrolitiche da tessuti
vegetali causate dai filtrati colturali del parassita (Cristinzio, 1993; Cristinzio
e Grassi, 1993; Cristinzio et al.
2005 ). Per la lotta agronomica le pratiche maggiormente consigliate
sono:
·
uso di
piantine sane e/o certificate;
·
eliminazione
dal campo, tempestiva e completa, apparato radicale compreso, delle piante
morte o malate;
·
sistemazione
del terreno per favorire il deflusso delle acque lontano dalle piante;
·
eliminazione
delle matricine;
·
sconcamento
delle piante malate o sospette con messa a nudo delle principali radici.
Per la lotta chimica ottimi risultati si sono avuti, in vivaio, con
Fosfito di alluminio e con Dimetomorf (Cristinzio et al. 2002).
Il marciume radicale
Agente principale del marciume radicale è l’Armillaria mellea, un fungo con localizzazione del micelio sottocorticale (foto 7), molto pericoloso perché polifago e dotato di grande capacità di passare da pianta malata a pianta sana per contatto radicale e per mezzo delle rizomorfe. E’ facilmente soggetto ad essere diffuso anche inconsciamente dall’uomo durante il periodo di raccolta dei carpofori a scopo alimentare soprattutto nel periodo autunnale.
Il tumore radicale
L’Agrobacterium tumefaciens è l’agente di tumori sull’apparato radicale e al colletto (foto 8); pericoloso in vivaio, può essere agevolmente controllato con l’impiego di ceppi antagonisti di Agrobacterium, il più noto dei quali è il ceppo K84.
Le carie
Gli agenti della carie del legno sono molteplici, e possono dar luogo a due sindromi principali di carie bianca o carie bruna (foto 9), a seconda se vengono degradate rispettivamente le sostanze pectiche o cellulosolitiche. Tra i generi più comuni citiamo: Stereum sp., Fomes sp., Polyporus sp., Schizophyllum sp. La penetrazione di questa categoria di patogeni è attraverso ferita, per cui la principale modalità di prevenzione è la protezione dei tagli della potatura, soprattutto dei grossi rami.
La fersa
Agente della fersa o nebbia del Castagno è la Mycosphaerella maculiformis, cui si possono abbinare due forme anamorfiche, il Cilindrosporium castaneiculum e la Phyllosticta maculiformis . Questa malattia, sempre presente nei castagneti, causa filloptosi a volte anche molto spinte (foto 10) e si rende pericolosa solo in annate particolarmente umide e piovose e nei vivai (foto 11).
L’Oidio
L’oidio o mal bianco, causato da Microsphaera quercina con la forma anamorfica di Oidium quercinum, può creare qualche problema solo su giovani piantine e nei vivai, facilmente controllabili, ove necessario, con i più comuni prodotti antioidici, compreso lo zolfo.
Le muffe dei frutti
Tra
i principali agenti di muffe sui frutti di Castagno, vi sono varie specie del
genere Penicillium; le
più comuni, bianche inizialmente (foto 8), si colorano successivamente in verde
e in azzurro; abbastanza comune sono anche una muffa nera causata da Ciboria batskiana con forma anamorfica
di Myrioconium castaneae e la
mummificazione dei frutti causata Phomopsis endogena. Una buona
prevenzione contro questi parassiti, pericolosi soprattutto nella fase di
conservazione dei frutti, inizia dalla cura e igiene dei locali e dai tempi e
modalità di raccolta e stoccaggio.
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Didascalie - FOTO
12 Muffe sui frutti
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