Molecular characterization of Fusarium oxysporum f. sp. phaseoli..
Cariotyping and study of the mechanism of genetic recombination of anatgonistic
fungi of the genus Trichoderma.
.
The research activity has focused
on the study of the biocontrol mechanisms of Trichoderma and Gliocladium
fungi, and has provided a contribution to the understanding of the molecular
interactions between the antagonist, the pathogen and the plant. Reaserch have
also been developed to study molecular aspects of plant-pathogen interactions.
Several new biotechnologies have been developed and patented, with the purpose
of reducing plant susceptibility to pathogens and application of pesticides.
Role
of cell wall degrading enzymes. Questa attività di ricerca, iniziata durante
la permanenza alla Cornell University nel periodo 1991-1993 e continuata attivamente
dopo il rientro in Italia a partire dal 1994, rappresenta uno dei maggiori filoni
di ricerca. Il programma seguito ha coperto una varietà di aspetti, incluso
la purificazione e caratterizzazione degli enzimi, il clonaggio dei relativi
geni, la distruzione delle sequenze codificanti per provarne il ruolo nel biocontrollo,
l’analisi dei relativi promotori con metodi innovativi, l’uso di sistemi reporter
(GFP e glucosio-ossidasi) per chiarire i meccanismi di induzione del biocontrollo,
e la trasformazione dei geni di Trichoderma
in pianta. I risultati di questa attività possono essere riassunti così:
·
Gli enzimi degradativi
della parete cellulare fungina (chitinasi e glucanasi) prodotti dal Trichoderma
sono stati purificati e caratterizzati, ed è stato scoperto che essi sono dotati
di una forte attività antifungina da ampio spettro.
·
Sono state identificate
combinazioni sinergiche tra diversi enzimi dotati di attività complementari
nella degradazione della parete cellulare fungina.
·
E stata scoperta una
forte interazione sinergica tra questi enzimi e il batterio di biocontrollo Enterobacter
cloacae
· E stata scoperta una forte interazione sinergica tra chitinasi e glucanasi di Trichoderma e fungicidi di uso comune quali alcuni triazolici, benomyl e captano. Ciò ha permesso di avviare un importante programma finanziato dalla Comunità Europea e di sviluppare formulazioni miste enzimi-fungicidi da utilizzare in alternativa al bromuro di metile su alcune colture ortive. In aggiunta è stato scoperto che gli enzimi di Trichoderma aumentano notevolmente l’attività del miconazolo nel controllo di micosi animali e umane .
·
E’ stata scoperta una
forte interazione sinergica tra questi enzimi e diversi antibiotici prodotti dal
Trichoderma durante il biocontrollo.
·
E’ stata messa a punto
una nuova tecnica di trasformazione per Trichoderma, Gliocladium,
Sepedonium, Fusarium e per altri generi di funghi filamentosi utilizzando il bombardamento
biolistico (gene gun). Questa tecnica oggi comunemente usata in molti laboratori
permette di evitare la produzione di protoplasti e di ottenere elevati livelli
di trasformazione nucleare. E’ stato inoltre scoperto un sistema di silenziamento
dell’espressione di sequenze geniche trasformate che si basa su un meccanismo
di metilazione-demetilazione delle stesse.
·
Sono stati clonati
e caratterizzati i geni che codificano per le chitinasi e glucanasi dotate dell’effetto
antifungino più marcato (ThEn-42 e ech42 (endochitinasi),
nag1 (esochitinasi), gluc78
(ß-1,3-glucanasi)), e altre sequenze di Trichoderma
espresse ad alti livelli durante l’antagonismo:
pyrdeh1 (piruvato deidrogenasi), CitTh
(citocromo reduttasi) ecc. Tra queste ultime, è stato anche clonato, sequenziato
e caratterizzato il gene codificante per una proteina 14.3.3, appartenente ad
una famiglia di proteine coinvolte in una gran varietà di funzioni biologiche,
ma i cui geni non erano stati ancora scoperti nei funghi filamentosi.
Alcuni di questi geni sono stati trasferiti in altri organismi antagonisti,
tra cui lieviti utilizzati per proteggere derrate alimentari durante la frigoconservazione,
per migliorare il biocontrollo
·
E’ stato dimostrato
per la prima volta nel biocontrollo il ruolo di un enzima fungino distruggendo
in maniera mirata e selettiva il relativo gene. Una approfondita caratterizzazione
biochimica, genetica e fisiologica dei mutanti difettivi ottenuti ha mostrato
tra l’altro una forte riduzione delle capacità di antagonismo e quindi ha permesso
di identificare il primo gene fungino necessario per il biocontrollo.
·
Sono stati clonati
i promotori dei geni più importanti (ech42 e nag1), ne è stata
dimostrata e studiata nei dettagli l’attivazione durante il biocontrollo (essi
rappresentano i primi promotori fungini di biocontrollo) ed è stato identificato
un importante fattore di regolazione e il suo sito di legame al DNA. Questo lavoro
è stato pubblicato sulla rivista internazionale Proceedings of the National
Academy of Sciences of USA per il suo interesse multidisciplinare.
·
Sono stati utilizzati,
in collaborazione con ricercatori presso l’Università di Vienna, nuovi sistemi
reporter unendo i promotori di biocontrollo con il gene codificante per la “green
fluorescent protein” (GFP) o la glucosio-ossidasi (GOX). Sono stati ottenuti mutanti
di Trichoderma che diventano fluorescenti
o producono GOX in risposta alla presenza dell’ospite, a fattori di stress o durante
la colonizzazione delle radici o delle foglie. Questo nuovo metodo ha dimostrato
che componenti di parete dell’ospite agiscono da induttori-elicitori del biocontrollo
in Trichoderma, e che vi è una specifica
interazione tra l’antagonista e i vari ospiti fitopagoneni; esso ha inoltre permesso
di studiare in maniera più approfondita la permanenza dell’inoculo dell’antagonista,
e la colonizzazione del terreno, dell’ospite o di altri substrati naturali. Infine
questa ricerca ha permesso di isolare per la prima volta le molecole che attivano
e modulano il biocontrollo in Trichoderma,
creando nuove possibiltà applicative, alternative alla modificazione genetica,
per controllare e migliorare l’attività di questi antagonisti
·
E’stato dimostarta un’interazione sinergica tra enzimi degradativi della
parete cellulare fungina eantibiotici (lipodepsipeptidi) prodotti da Pseudomonas
syringae. Questa interazione molecolare sembra essere alla base sia del
meccanismo di biocontrollo di P. syringae, sia di interazioni sinergiche
antifungine che si realizzano tra P. syringae e funghi antagonisti del
genere Trichoderma.
Role of antibiotics and secondary metabolites. Questa attività di ricerca
si integra con quanto descritto nel paragrafo precedente e ha dimostrato che
l’attività di biocontrollo nei confronti di alcuni patogeni si esplica utilizzando
una combinazione di antibiotici ed enzimi degradativi. Diversi metaboliti sono
stati purificati, e il meccanismo di questa interazione è stato studiato a livello
molecolare. Questa attività può essere brevemente descritta così:
·
E’ stata identificata
l’interazione sinergica tra gliotossina prodotta da T.
virens e chitinasi e glucanasi ottenute dallo stesso ceppo
·
E’ stato dimostrato
che la produzione di trichorzianine A e B e di chitinasi e glucanasi è indotta
contemporaneamente durante il biocontrollo, e che questi potenti antibiotici sono
sinergici nell’attività antifungina con gli enzimi degradativi
·
E’ stato scoperto che
il sinergismo tra enzimi degradativi della parete fungina e composti antibiotici
che alterano le membrane cellulari si può estendere a un gran numero di sistemi
biologici importanti in Patologia vegetale, e riguarda sia le interazioni tra
microorganismi, sia quelle tra pianta e altri organismi
·
Il meccanismo di interazione
antifungino tra tossine ed enzimi degradativi è stato chiarito, dimostrando che
l’effetto sinergico si ottiene perchè l’enzima aiuta la penetrazione della tossina
e la tossina inibisce l’attività delle glucano- e chitina-sintasi localizzate
sulle membrane, impedendo la formazione di nuovi componenti di parete
·
La produzione di trichorzianine
A di T. harzianum durante il biocontrollo
è stata analizzata a livello chimico e biologico, dimostrando la presenza di una
notevole eterogeneità (dovuta alla sintesi di diverse forme della stessa tossina)
e di sostanziali differenze nel livello di attività biologica dei vari componenti.
Role of ABC transporters in biocontrol
Role of proteinase inhibitors. Questa attività di ricerca ha riguardato lo studio del ruolo degli inibitori
di proteasi nei meccanismi patogenetici. Per la prima volta è stato dimostrato
che una miscela di inibitori di proteasi da pianta (Brassicacea) è capace di
ridurre la germinazione delle spore e la crescita ifale di funghi patogeni quali
Botrytis cinerea
e Fusariun solani f.sp. pisi,
mentre funghi patogeni che specificamente attaccano il cavolo (Alternaria
brassicicola) non sono sensibili a
questi inibitori. Questo lavoro
ha indicato che inibitori di proteasi sono coinvolti nella difesa della pianta
non solo contro gli insetti ma anche contro funghi patogeni. Questa scoperta,
evidenziata sulla copertina della rivista Molecular-Plant Microbe Interactions,
è stata anche recentemente inserita nel libro di testo di Patologia vegetale
G. Agrios, Plant Pathology ). Il meccanismo antifungino
è stato recentemente studiato e si è evidenziato che esso si basa probabilmente
sull’inibizione della formazione di componenti strutturali della parete fungina,
quali chitina e glucani. Questo lavoro, recentemente finanziato dall CEE (Marie
Curie programme), sta proseguendo con l’ottenimento di piante transgeniche che
esprimono geni di inibitori di proteasi dotati di attività antimicrobica.
Epidemiology and pathogenesis of Xanthomonas
campestris pv.
vitians. Riguarda
uno studio epidemiologico del marciume causato da Xanthomonas campestris pv.
vitians sulla lattuga. Lo studio ha
dimostrato che la malattia si verifica a seguito di bagnatura persistente e
prolungata, e che lo sviluppo epifitico del patogeno più produrre un notevole
potenziale d’inoculo. La suscettibilità delle piante è apparsa correlata allo
sviluppo vegetativo, mentre le erbe infestanti possono avere un ruolo nell’insorgenza
della malattia. Sono stati sperimentati diversi tipi di trattamenti preventivi
di lotta chimica, anche per la disinfezione di partite commerciali di semi,
che sono apparse spesso contaminate.
In un altro studio, sono stati isolati e identificati due metaboliti fitotossici
dai filtrati di Xanthomonas campestris
pv. vitians e sono stati determinati gli effetti di questi due derivati
dell’acido metiltiopropanoico su tessuti di foglie e su protoplasti di lattuga
e cavolo. I risultati hanno dimostrato che foglie e protoplasti di lattuga,
ma non di cavolo, sono sensibili a questi composti (che inducono necrosi e clorosi),
dimostrando una specificità di azione di questi metaboliti batterici verso piante
ospiti.
Protocols for molecular diagnosis. Sperimentazione di un metodo per facilitare il riconoscimento di funghi
fitopatogeni mediante l’uso di tecniche immunologiche. A questo scopo, è stata
applicata la tecnica della tollerizzazione per ottenere antisieri altamente
specifici per una forma speciale di F.
oxysporum. Gli anticorpi ottenuti reagiscono solo con la forma speciale
usata per l'immunizzazione e non con quella della tollerizzazione, permettendone
così la differenziazione. E’ stat anche prodotta una review di diagnostica fitoapatologica
con metodi molecolari.
Purification and role of
toxic methabolites produced by Verticillium dahliae.
Sono stati isolati e caratterizzati nuovi metaboliti fitotossici prodotti da
Verticillium dahliae,
e ne è stata saggiata
l'attività sia su tessuti vegetali, sia su cellule e protoplasti di genotipi
resistenti e suscettibili di Solanum. I metaboliti identificati, di cui alcuni
di natura proteica, hanno mostrato una maggiore fitotossicità sul materiale
proveniente dai genotipi suscettibili rispetto a quello dei genotipi resistenti,
indicando un loro possibile coinvolgimento nella determinazione dei sintomi
della malattia. Inoltre, la fitotossicità esibita sui protoplasti suggerisce
un'azione diretta dei metaboliti fungini sulle membrane cellulari.
Role of cerato-ulmin in the Ducth Elm disease.
Uno studio sul ruolo della cerato-ulmina nella patogenesi della grafiosi dell’olmo,
causata dai miceti Ophiostoma ulmi e Ophiostoma
novo-ulmi. Questa indagine ha utilizzato un approccio basato sulla trasformazione
genetica di O. quercus, una specie
non patogena per l’olmo e che non produce cerato-ulmina in coltura, con il gene
cu codificante per la cerato-ulmina
in O. novo-ulmi. L’espressione di
questo gene ha conferito ai mutanti di O. quercus la capacità di produrre la fitotossina in
vitro e di causare i sintomi della grafiosi in seguito a inoculazione su
piante di olmo.
Production of new varieties of vegetables
resistant to fungal diseases, by using genes from antagonistic fungi. Un
risultato particolarmente innovativo è stato ottenuto esprimendo in piante di
tabacco, patata, pomodoro e petunia alcuni geni codificanti per chitinasi che
funghi del genere Trichoderma utilizzano
durante il biocontrollo. I geni fungini sono stati trasferiti in forma genomica,
di cDNA o chimerica (sequenze codificanti di fungo fuse con sequenze regolatrici
di pianta), e l’espressione è stata ottenuta ad alti livelli e studiata in dettaglio.
Tra l’altro è stata dimostrata per la prima volta la possibilità di utilizzare
in pianta sequenze fungine codificanti peptidi segnale per la secrezione extracellulare
di proteine. I saggi di resistenza a malattie sono stati eseguiti sulla progenie
con patogeni di notevole importanza economica appartenenti ai generi Alternaria,
Rhizoctonia, Botrytis, e sono state ottenute linee transgeniche altamente resistenti
a tutti i patogeni saggiati. Il meccanismo di resistenza è stato studiato e
si sono ottenute indicazioni che le proteine di origine fungina oltre ad agire
direttamente sul patogeno stimolano il sistema di difesa della pianta, e comunque
non interferiscono nell’interazione della pianta con altri microorganismi benefici
e simbionti (ad es. non alterano la formazione di micorrize). Con questo lavoro,
è stato dimostrato per la prima volta che è possibile proteggere efficacemente
piante coltivate utilizzando il genoma di funghi antagonisti come sorgente di
geni di “resistenza”, ed è stato avviato l’uso di questi geni in numerosi altri
laboratori. Questi risultati, pubblicati anch’essi su Proceedings of the
National Academy of Science of USA hanno
avuto una certa risonanza anche internazionale poiché è relativamente limitato
il numero di geni oggi disponibili che si sono dimostrati sufficientemente attivi
in piante transgeniche contro diverse specie di funghi fitopatogeni. Questa
pubblicazione è stata oggetto di articoli su riviste divulgative, come ad es.
il “New Scientist” (11 luglio, 1998), e ha indotto numerosi gruppi di ricerca
a collaborare con il dott. Lorito e a seguire lo stesso approccio metodologico,
utilizzando il genoma di funghi antagonisti per aumentare la resistenza a fitopatie
causate da funghi. Simili risultati
positivi sono stati ottenuti recentemente anche in altri laboratori, come ad
esempio petunie resistenti a Rhizoctonia
solani, meli resistenti alla Venturia
inequalis, vite resistente all’Uncinula
necator, e brassica resistente alla
Rhizoctonia solani. .
Piante transgeniche resistenti a malattie fungine (Rhizoctonia solani) ottenute
tramite trasformazione gentica con un gene di fungo antagonista.
Study of bacterial microflora in alcaline
soils to control fungi and insects. Questa
ricerca è stata effettuata allo scopo di individuare ceppi batterici capaci
di produrre enzimi che degradano la chitina contenuta nelle pareti cellulari
di funghi e nel tubo digerente (membrana peritrofica) di insetti fitopatogeni,
dove si trovano condizioni di elevati valori di pH. Lo screening effettuato
su oltre 100 ceppi di microorganismi ha permesso di selezionare un ceppo di
Streptomyces albidoflavus
che produce chitinasi capaci di inibire attivamente la crescita sia di B.
cinerea e F. oxysporum e sia delle larve di Tricoplusia ni. La caratterizzazione
del sistema chitinolitico di questo batterio ha dimostrato che i geni di S.
albidoflavus, recentemente usati con successo da altri ricercatori per proteggere
piante transgeniche dall’attacco di alcuni insetti, sono utili per il controllo
sia di patogeni fungini che di insetti. Inoltre, è stato dimostrato per la prima
volta che batteri del genere Streptomyces
rivestono un ruolo chiave nella degradazione della chitina, e quindi dei miceli
fungini, non solo in suoli acidi, ma anche in quelli alcalini.
Study and selections of new antagonistic strains from various genera. E’ stato effettuato uno studio sulle capacità antagoniste di 41 ceppi appartenenti ai generi Trichoderma, Gliocladium, Sepedonium, Chaetomium nei confronti di 5 diverse specie di funghi scleroziali. I dati ottenuti hanno permesso di identificare due ceppi di Sepedonium chrysospermum particolarmente attivi contro Sclerotinia sclerotiorum e R. solani. Queste interazioni antagoniste sono state studiate in vitro determinando le condizioni fisico-chimiche migliori per il biocontrollo e per la sporulazione dell’antagonista. Ulteriori studi, non completamente pubblicati, hanno permesso di purificare il principio antibiotico (identificato come un’orcinaldeide) utilizzato da S. chrysospermum durante il biocontrollo, e una chitinasi e una glucanasi (co-prodotte con l’orcinaldeide) secrete in grandi quantità da questo antagonista durante il micoparassitismo, tra l’altro anche di funghi eduli.
Biocontrol with Agrobacterium K84.
All’allestimento e valutazione
di una prova quinquennale di lotta biologica al tumore del pesco, in cui sono
stati saggiati il ceppo antagonista K84 e un isolato tumorigeno. Sono stati
analizzati 655 ceppi di agrobatteri isolati da piante ammalatesi. L’efficacia
del K84 è stata sempre molto elevata, e non si è osservato un effetto selettivo
in favore degli agrobatteri tumorigeni insensibili all’antagonista né uno sviluppo
di una popolazione resistente al K84. Questi risultati hanno indicato l’utilità
del K84 per il controllo del tumore radicale delle locali coltivazioni di pesco.
Biocontrol tests in vivo and in the field.
Allestimento e valutazione di esperimenti di lotta biologica in serra e in campo.
In particolare sono state saggiate diverse formulazioni di funghi antagonisti
(spray, granulare, per l’immersione dell’apparato radicale) nel tentativo di
controllare la Fusariosi del melone e del garofano, la Peronospora della patata,
la Rhizoctonia solani su tabacco
e patata, l’Armillaria mellea
su pesco (i risultati di queste prove non sono stati pubblicati). Interazioni
con agricoltori e aziende agricole utili per la sperimentazione e l’applicazione
di questi nuovi biofungicidi, e con aziende italiane e straniere che stanno
commercializzando questi nuovi tipi di prodotti antiparassitari.
Germinal cells of Euphorbia peplus and Capparis spinosa. Questa attività di ricerca, effettuata per lo più negli anni 1988 e 1989 a seguito dell’esperienza di lavoro sperimentale per la tesi di laurea, ha descritto la struttura microscopica del megagametofito di E. peplus indicando, tra l’altro, caratteristiche ultrastrutturali che distinguono questa specie da altre Euphorbiacee. E’ stato individuato un particolare componente citoplasmatico nell’endosperma di E. peplus, costitutito da un complesso sistema di sacculi formanti un reticolo endoplasmico sui generis, descritto per ora solo in questa specie. Altre pubblicazioni, derivate direttamente dal lavoro di tesi, hanno descritto l’ultrastruttura dell’antera e del tappeto, e aspetti citologici delle varie fasi dell’ontogenesi del polline di cappero (C. spinosa)
Reproduction biology of the green seaweed Halimeda tuna. E’ stata studiata la popolazione di H. tuna, l’unica alga del genere Halimeda presente nel mediterraneo, determinando la presenza di talli fertili in una popolazione della costa toscana. E’ stato scoperto, ad esempio, che la maturazione dei talli non dipende dallo sviluppo somatico, e che il rilascio di gameti dipende dall’esposizione a precise quantità di luce. In aggiunta, i gametangi fertili sono stati studiati al microscopio elettronico a scansione e trasmissione, descrivendo per la prima volta la loro ultrastruttura e quella dei gameti in via di maturazione .