Prof. Salvatore Coppola
Università degli Studi di Napoli Federico II

Guida allo studio della MICROBIOLOGIA GENERALE

6. Plasmidi e Batteriofagi

Anche per le biotecnologie microbiche alimentari è interessante tenere presente che nelle cellule microbiche, in aggiunta al DNA cromosomiale, possono ricorrere altri elementi genetici: plasmidi e virus batterici (batteriofagi).

I plasmidi sono, nella quasi totalità dei casi noti, delle molecole di DNA a doppia elica, circolari covalentemente chiuse, come il cromosoma procariotico, ma di dimensioni molto più ridotte, variabili e pari a massimo un decimo del cromosoma.

La figura che segue ne ripropone l'aspetto.

Come il cromosoma, essi possono assumere una configurazione circolare aperta ("released" o "open circular"), oppure superavvolta ("supercoiled").

Le figure che seguono riportano belle immagini delle due forme.

Tutti i plasmidi sono dei "repliconi", cioè sono capaci di replicazione autonoma. Questa avviene, partendo da un sito Ori, con le stesse modalità che si verificano nella duplicazione del cromosoma.

La figura successiva riproduce eventi di replicazione di plasmidi.

Nella stessa cellula possono esistere più copie dello stesso plasmide, in numero generalmente tipico ("copy number") che è inversamente proporzionale alla dimensione: da 5 a 50 copie per plasmidi di massimo 10 Md, una sola copia per "large plasmid" di dimensioni superiori a 50 Md.
La dimensione dei plasmidi può essere determinata attraverso diversi metodi: molto semplicemente, co-elettroferizzandoli con una miscela di plasmidi di dimensioni note.

Nella figura successiva, un plasmide (corsia b) portato dal ceppo NWC 226 di Enterococcus faecalis, isolato da coltura naturale in siero utilizzata come starter nella preparazione della Mozzarella di bufala campana, è affiancato ai plasmidi (corsia a), di dimensioni note, del ceppo V517 di Escherichia coli.

Molti plasmidi sono "trasmissibili": una loro copia può essere trasferita in un'altra cellula. Sono detti "coniugativi" quelli trasmissibili per coniugazione. Il fattore F di Escherichia coli ne costituisce l'esempio più noto. Ma esistono plasmidi trasmissibili non coniugativi, detti "mobilizzabili", che vengono trasmessi dopo ricombinazione coi coniugativi.
Le figure che seguono riguardano il trasferimento da cellula a cellula di plasmidi coniugativi.

 

Sono noti molti casi di trasmissione fra ceppi della stessa specie e di trasmissione inter-specifica.
Questo fenomeno di "genes transfer" è sicuramente alla base della formazione naturale di nuovi ceppi microbici. Ma la presenza di certi plasmidi in una cellula impedisce l'acquisizione stabile di altri ("plasmidi incompatibili").
Da questo punto di vista, tutti i plasmidi possono essere inclusi in specifici gruppi di incompatibilità.

Alcuni plasmidi sono in grado di integrarsi nel cromosoma: sono detti "episomi": il fattore del sesso di E. coli è anche un esempio di questo genere.

In aggiunta ai geni necessari per l'autoreplicazione ed eventualmente per il trasferimento coniugale (OriT o mob), i plasmidi portano sempre altri geni, codificanti per prodotti genici in genere non indispensabili all'esistenza della cellula.
Per questo motivo vengono considerati elementi genetici accessori.

Nella tabella che segue sono riportati esempi di fenotipi conferiti da plasmidi.

Fenotipo

Elemento genetico

Microrganismo

Produzione di antibiotico

SCP1

Streptomyces coelicolor

Antibiotico-resistenza

RP4

Pseudomonas aeruginosa

Resistenza al batteriofago

pNP40

Lactococcus lactis

Produzione di batteriocina

p9B4-6

Lactococcus lactis

Trasferimento coniugale

F

Escherichia coli

Cristallo proteico insetticida

pHD2

Bacillus thuringiensis

Competenza ecologica nel suolo

pRtrW14-2c

Rhizobium leguminosarum

Produzione di emolisina

pJH1

Enterococcus faecalis

Degradazione dell'erbicida 2,4-D

pJP4

Alcaligenes eutrophus

Fermentazione del lattosio

pLM3601

Lactococcus lactis subsp. cremoris

Resistenza ai metalli pesanti

pMERPH

Pseudomonas sp.

Fissazione dell'azoto

pIJ1007

Rhizobium leguminosarum

Nodulazione

pPN1

Rhizobium trifoli

Degradazione di alcaloidi

pRme41a

Rhizobium meliloti

Formazione di tumori

Ti plasmid

Agrobacterium

Produzione di proteasi

pLM3001

Lactococcus lactis

Produzione di feromoni

pAD1

Enterococcus faecalis

Produzione di sideroforo

pDEP10

Escherichia coli

Tolleranza a NaCl

pRtrW14-2b

Rhizobium leguminosarum

Degradazione del toluene

Tol plasmids

Pseudomonas putida

Virulenza

pX01

Bacillus anthrracis

Sono detti "criptici" i plasmidi a fenotipo sconosciuto.

In molti batteri lattici sono stati rinvenuti diversi plasmidi.

La tabella che segue riporta le classi dimensionali dei plasmidi rinvenuti da McKay e Coll. in ceppi di lattococchi.

Specie e Ceppo

Plasmid size (Md)

Lactococcus lactis subsp. lactis

C2

1, 2, 5, 12, 18, 30

ML3

1, 2, 5.5, 33

M18

1, 4.5, 25, 29, 45

C10

1, 4.5, 25, 40

C20

1.5, 2.2, 23, 29

Lc. lactis biovar diacetylactis

18-16

3, 3.4, 5.5, 6.4, 28, 41

DRC-3

1.8, 3.2, 3.5, 5.5, 16.5, 34, 52

11007

4.8, 5.5, 18, 26,5, 32

WM4

3.7, 4.5, 5.5, 24,4, 28

Lc. lactis subsp. cremoris

B1

9, 36

C3

2, 2.8, 12, 16, 27, 34

AM2

9.5, 16.4, 27, 42

EB7

1.2, 1.5, 4, 5, 9, 20, 27, 30, 40, 42

Z8

1.9, 2.6, 7, 11, 17, 27

R1

1.5, 1.8, 2, 6.5, 11, 15, 17, 23, 27, 30, 34

In questo gruppo di microrganismi, di grande interesse per l'industria alimentare, molte funzioni fenotipiche di interesse tecnologico sono codificate da geni a localizzazione plasmidica.

La tabella che segue ne ricorda le più importanti.

Metabolismo del lattosio

Attività proteolitica

Resistenza all'infezione fagica

Utilizzazione dell'acido citrico

Produzione di batteriocine

Resistenza ad antibiotici

Produzione di polisaccaridi esocellulari

Resistenza a sali di metalli pesanti

La figura che segue riporta funzioni rinvenute in vari microrganismi, dipendenti da geni plasmidici.

E' importante ricordare che l'instabilità fenotipica dei caratteri determinati da geni plasmidici può essere comunemente dovuta a perdita del relativo plasmide, in genere attribuibile ad un basso "copy number", all'assenza di sincronismo con la replicazione del cromosoma (inefficienza della funzione par, responsabile della ripartizione dei plasmidi fra le cellule figlie) ed all'assenza delle pressioni selettive che inducono le cellule a conservare gli elementi genetici utili.

Esistono protocolli sperimentali per privare le cellule dei loro plasmidi.
Il processo è detto "curing".

La perdita di plasmidi può ricorrere anche nel corso dello sviluppo di colture starter.

In questi casi, se i plasmidi portano geni che codificano per attività tecnologicamente rilevanti, si verifica ciò che viene indicata come "starter failure".

La figura che segue ricorda i problemi che possono insorgere con la divisione cellulare nei riguardi della ripartizione dei plasmidi.


I batteriofagi sono virus batterici e possono essere considerati elementi genetici che hanno sviluppato la capacità di sopravvivere all'esterno delle cellule provvedendosi di un capside proteico di protezione.

Come tutti gli altri virus evolvono lasciando che il loro genoma possa modificarsi; e come tutti gli altri virus non hanno metabolismo proprio, ma si moltiplicano a spese delle cellule-ospiti, di cui provocano, in definitiva, la lisi.

Nelle figure che seguono sono ricordati i vari tipi di virus.

Nella figura che segue sono riuniti schemi relativi a morfologia e dimensioni di vari vurs.

Le proporzioni fra la cellula di Escherichia coli, Bdellovibrio bacteriovorus (un suo parassita schizomicetico) ed i suoi batteriofagi sono deducibili dalla figura che segue.

Nei colifagi della serie T pari, come anche in altri fagi muniti di coda,ricorrono strutture caratteristiche, ricordate nella figura che segue.

Queste strutture sono spesso ben visibili al microscopio elettronico, come si può rilevare dalle immagini che seguono.

Il numero di particelle fagiche prodotte per ogni particella infettante ("burst size") è caratteristico di ciascun batteriofago. Esso può giungere a 10.000.

La loro "genome size" può variare da 1,8 a 200 Md.

Il materiale genetico è costituito, in più del 90 per cento dei casi, da DNA a doppia elica.

La diversità morfologica è piuttosto limitata.

La figura che segue è una bellissima immagine del colifago T4, il più conosciuto di tutti, alle prese col riconoscimento del sito recettore dell'ospite.

Di seguito è riportata un'altra bellissima immagine relativa a particelle di T4 adsorbite su una cellula di Escherichia coli.

I batteriofagi possono essere distinti in "litici" o "virulenti" e "temperati" o "lisogenici".

Le due figure che seguono possono servire per ricordare i diversi tipi di cicli biologici.


Batteriofago virulento


Batteriofago temperato

Il ciclo del colifago T4 è completamente noto.

Esso è ricordato nella figura che segue.

Si ricordi che i fagi "trasduttori" possono essere responsabili di processi di ricombinazione genetica.

Allo scopo si ripropone la figura dedicata al processo di trasduzione.
Lo studente ricorderà le differenze ricorrenti nella trasduzione "generalizzata" rispetto a quella "specializzata", detta anche "sito-specifica".

La condizione lisogenica di una coltura microbica può essere accertata inducendo l'escissione del profago dal cromosoma dell'ospite ed il successivo ciclo litico mediante raggi UV o con Mitomicina.

Nella figura successiva è riportato un esperimento di induzione con Mitomicina eseguito con un batterio lattico isolato da colture naturali in siero. Si può rilevare l'effetto dell'antibiotico sulla curva di crescita rispetto alla coltura controllo.

I fagi possono essere contati impiegando una tecnica non molto diversa da quella utilizzata per il conteggio in piastra dei batteri.

La figura che segue schematizza la procedura per la determinazione del numero di "Plaques Forming Units" (PFU).

Lo studente deve inoltre ricordare che nei processi della Microbiologia industriale, i batteriofagi possono essere responsabili di casi di "starter failure".
La loro origine, negli ecosistemi tecnologici, può essere costituita dalla stessa coltura starter, qualora lisogenica, o derivare dall'ambiente.

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