Attività scientifica
L'attività scientifica di Alberto
Cavallo ha riguardato diversi aspetti sia della Teoria del Controllo che
delle sue applicazioni, come di seguito riportato suddividendo le
attività in blocchi logici.
Analisi di robustezza
Si è studiato il comportamento di
sistemi dinamici lineari e stazionari in presenza di incertezze
strutturate. In particolare, si è assunto che i coefficienti del
polinomio caratteristico del sistema dipendessero in maniera affine dai
parametri incerti del modello dell'impianto, ottenendo così regioni
politopiche nello spazio dei coefficienti rispetto a cui valutare la
stabilità rispetto a regioni del piano complesso. Il problema è stato
affrontato mediante una metodologia di analisi originale,
computazionalmente conveniente rispetto ai metodi proposti in
letteratura, e in grado, dal punto di vista più specificamente teorico,
di fornire una unificazione formale fra Teorema di Kharitonov e Teorema
del bordo (Edge Theorem).
L'analisi è stata poi estesa anche al
caso in cui i coefficienti non dipendono linearmente dai parametri
incerti, trovando applicazione in ambito aeronautico, con la
caratterizzazione della massima regione di variazione dei parametri in
grado di garantire il rispetto di prefissate qualità di volo, espresse
in termini di appartenenza dei poli del sistema ad assegnate regioni del
piano complesso, secondo quanto prescritto dalle specifiche MIL-F-8785.
Sintesi di controllori robusti
Il passo successivo è stato sintetizzare
controllori in grado di massimizzare l'entità delle incertezze
ammissibili, misurate con un'opportuna norma, compatibilmente con il
vincolo di stabilità, o più in generale con il vincolo di appartenenza
dei poli del sistema a ciclo chiuso a particolari regioni del piano
complesso. A questo scopo si è fatto uso di una parametrizzazione
lineare dei compensatori stabilizzanti e di tecniche di ottimizzazione
parametrica.
L'estensione della parametrizzazione a
sistemi SIMO ha permesso di orientarsi ad applicazioni di questa tecnica
in ambito aeronautico, che hanno avuto come oggetto la ricerca di
controllori in grado di migliorare la robustezza e le qualità di volo
dei velivoli rispetto ad incertezze aerodinamiche, problematiche di
stabilizzazione simultanea di diversi impianti rispetto alla stessa
regione del piano complesso, problematiche di resistenza a guasti dei
sensori (fault tolerance).
Utilizzando la stessa parametrizzazione
dei controllori sono inoltre stati affrontati problemi di riduzione di
sensitività diretta e stabilizzazione simultanea.
Infine è stato affrontato il problema
della quadratica stabilità, fornendo un metodo per il calcolo di
gradiente e subgradiente dei valori singolari di una matrice.
Problematiche di tracking con
approcci sliding manifold del primo ordine
Il secondo filone metodologico
affrontato si è fondato sugli strumenti matematici della Teoria delle
Perturbazioni Singolari e dei Sistemi a Struttura Variabile (VSS).
Sono stati affrontati problemi di
inseguimento e di regolazione con un approccio di tipo sliding manifold.
In particolare, facendo uso della teoria delle perturbazioni singolari,
si è definita una varietà di scivolamento per lo stato del sistema e una
legge di controllo espressa formalmente come soluzione di un'equazione
differenziale dipendente da un parametro “piccolo a piacere”.
Caratteristica della metodologia adottata è il fatto che lo stato evolve
sempre, sin dall'istante iniziale, lungo la superficie di scivolamento.
In questo modo si è risolto il noto problema dell'eliminazione della
“reaching phase”, durante la quale lo stato si porta sulla superficie di
scivolamento. Si è così evitato il manifestarsi del fenomeno di peaking,
tipico dei controlli ad elevati guadagni; in altri termini, con un
linguaggio peculiare della teoria delle perturbazioni singolari,
l'intero stato è una variabile dinamica “lenta”, mentre il controllo è
una variabile “veloce”. Questo risultato è stato ottenuto “deformando”
localmente la superficie di scivolamento, e successivamente sono state
considerate strategie che ottimizzassero questa deformazione, imponendo
funzionali di costo di tipo LQ.
La metodologia studiata è stata
applicata sia a sistemi lineari e stazionari, evidenziando le notevoli
caratteristiche di robustezza esibite dall'impianto controllato, che ad
una classe di sistemi non lineari di notevole interesse nelle
applicazioni, ovvero i sistemi di tipo meccanico; per quanto riguarda
quest'ultimo punto, si sono studiati problemi di inseguimento di una
traiettoria assegnata per un robot di tipo PUMA e di regolazione di
assetto per un satellite in orbita bassa.
In seguito si è affrontato il problema
dell'inserzione di un osservatore robusto (LTR) per stimare la stato,
opportunamente modificato per evitare ancora una volta il fenomeno del
peaking .
A corollario di questa attività, si è
studiato il problema di controllare motori DC con opportuni modulatori (PRM)
studiati sia in termini della stessa strategia che con gli strumenti
della teoria dei sistemi a struttura variabile.
Sviluppi della strategia sliding del
primo ordine
Si è quindi considerata la
possibilità dell'introduzione di una azione di tipo integrale nella
legge di controllo sliding del primo ordine precedentemente descritta,
in modo da ottenere reiezione asintotica completa di disturbi
persistenti costanti e inseguimento asintoticamente perfetto di
riferimenti costanti anche in presenza di guadagni non elevati.
Si è inoltre osservato che in molti casi
la presenza di attuatori con banda limitata costringe ad imporre limiti
sulla massima velocità della legge di controllo adottata, il che si
traduce in vincoli sulla derivata prima del controllo stesso. La
soluzione adottata per questo problema è stata l'adozione di una legge
di controllo tempo variante che conservasse però le stesse
caratteristiche di robustezza della precedente. Questa legge è stata
anche provata sperimentalmente su un robot COMAU SMART-3 S disponibile presso il
Laboratorio di Robotica dell'Università degli Studi di Napoli “Federico
II”, osservando un ottimo accordo fra i risultati previsti dalla teoria
e ottenuti tramite simulazioni e quelli ricavati sperimentalmente.
Strategie sliding di ordine superiore
Successivamente si sono analizzate
strategie di controllo sliding del secondo ordine, che permettono di
dimezzare il numero di misure richieste per la chiusura del ciclo di
reazione. La metodologia proposta è stata dapprima provata su un motore
DC, disponibile presso il Laboratorio di Automatica della Seconda
Università degli Studi di Napoli , quindi applicata al caso del
controllo di strutture flessibili, come sarà dettagliato
successivamente. Inoltre si è considerato un controllore sliding del
secondo ordine che, sulla base di considerazioni di tipo geometrico,
potesse agire solo in opportuni sottospazi dello spazio di stato.
Il passo finale è stato quello di
considerare sliding di qualsiasi ordine, unificando così teoricamente
tutti i risultati precedenti e dimostrando che strategie di questo
genere mirano ad “aggiungere zeri” all'impianto controllato, tendendo
asintoticamente a portare il grado relativo a zero. Ciò
costituisce una formalizzazione matematica rigorosa della classica
aggiunta di “poli lontani” ben nota nella Teoria dei Controlli
Automatici.
Questi risultati sono stati inizialmente presentati
al World Congress of Nonlinear Analysts WCNA 2000, tenutosi a Catania
nel luglio 2000, nel corso di una relazione invitata dal titolo “Sliding
Manifold Approaches for the Control of Flexible Structures”. Si è infine
considerata l'estensione di questa analisi al caso multivariabile,
ottenendo l'espressione della legge di controllo in termini di Left
Matrix Fraction Description (LMFD).
Successivamente si è fornita una
strategia sistematica per il progetto di controllori sliding di ordine
qualsiasi nel caso di impianti MIMO generali, impiegando i parametri di Markov per la definizione
dell'eccesso poli-zeri in sistemi multivariabile e ottenendo la
possibilità di definire il controllore tramite una reazione di uscita.
In particolare, si è analizzata la robustezza di questo approccio che è
risultata uguale a quella ottenuta con una reazione di stato, e si è
proposta anche una procedura sistematica per scegliere gli zeri di
trasmissione del controllore.
Questo approccio ha portato alla formulazione di una strategia di controllo robusta con sola
retroazione di uscita valida per qualunque sistema meccanico con grado
relativo pari a due (come nel caso di robot rigidi), che è stato testato
sia in simulazione che sperimentalmente ancora una volta sul robot COMAU
SMART-3 S a sei gradi di libertà.
Lo stesso approccio si è
rivelato utile anche nel caso di progetto di sospensioni attive per il
controllo della dinamica laterale di carrozze di treni ad alta velocità,
in cui, considerando attuatori idraulici sui carrelli, l'eccesso
poli-zeri dipende dalla posizione dei sensori. La disponibilità di una
strategia generale di controllo ha permesso di analizzare diverse
soluzioni di posizionamento dei sensori.
Problematiche di guida e controllo
per capsule aerospaziali
Si è già accennato in precedenza ad
applicazioni di tipo aeronautico. Si introduce qui un paragrafo
specifico per le applicazioni di tipo aerospaziale, che hanno rivestito
particolare importanza nell'ambito dell'attività di ricerca di Alberto
Cavallo.
In collaborazione con l'Alenia Spazio
S.p.A. si è studiato il problema di regolare l'assetto sia durante la
fase di despin che in fase di regolazione fine per la capsula CA.RI.NA.
(CApsula di RIentro Non Assistito) , progettata per eseguire esperimenti
di microgravità, modellandone anche gli attuatori, thruster a idrazina
da 20N, tramite un approccio di tipo “black box”, data l'impossibilità
di una modellistica basata sulla fisica del fenomeno di combustione del
thruster.
Successivamente ci si è occupati del
controllo in fase di rientro di capsule abitate di tipo ACRV (Assured
Crew Re-entry Vehicle), nell'ambito del progetto più generale di
creazione e gestione di una stazione spaziale orbitante. In particolare
ci si è occupati della strategia di guida e del controllo di
traiettoria, di assetto e del filtraggio dei dati dei sensori durante la
fase di rientro (da 120 km a 7 km di quota), in presenza di incertezze
aerodinamiche e disturbi esogeni di tipo atmosferico.
Per il controllo di traiettoria si è
scelto un controllo misto, LQ tempo variante per la dinamica
longitudinale e VSS per quella latero-direzionale, mentre per il
controllo di assetto, per garantire la possibilità di eseguire ampie
manovre angolari, si è scelta una descrizione della cinematica tramite
quaternioni e una legge di controllo di tipo sliding manifold del primo
ordine, come descritto in precedenza. Si è inoltre considerata
l'inserzione dell'azione integrale citata in precedenza per respingere
disturbi costanti sui momenti aerodinamici. L'intera strategia è stata
poi testata su un simulatore originale in ambiente MATLAB/SIMULINK,
basato sui dati prelevati da software della NASA.
Queste attività sono sfociate nella partecipazione al progetto ASI dal titolo “Guida e Controllo di Veicoli
Orbitanti nelle fasi di Rendez-vous e Docking”, coordinato dal
Dipartimento di Informatica e Sistemistica dell'Università di Napoli
“Federico II” e cui hanno partecipato Prima e Seconda Università di
Napoli, oltre al C.I.R.A. (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali).
Controllo attivo delle vibrazioni
Il controllo attivo di sistemi vibranti
è un argomento che sempre più spesso ha attirato l'attenzione dei
ricercatori nell'ambito dei Controlli Automatici. Ad esempio, in ambito
aerospaziale, l'elevato valore del rapporto costo/peso per il materiale
trasportato in orbita spinge all'impiego di strutture sempre più leggere
e quindi sempre più flessibili. Infatti i valori più alti di
accelerazione sono esperiti dal carico solo nella fase di lancio, mentre
nella fase operativa le sollecitazioni sono relativamente basse, il che
rende possibile l'adozione di strutture leggere a patto di usare
opportune strategie di controllo di vibrazioni durante il lancio.
Applicazioni del controllo delle
strutture flessibili si riscontrano nei campi più disparati: ad esempio
in Giappone si stanno studiando metodi per la riduzione delle vibrazioni
di edifici (in particolare grattacieli) in presenza di terremoti, in
ambito robotico si studiano i comportamenti e il controllo di bracci
lunghi e leggeri sia per applicazioni aerospaziali (in realtà molte
delle parti mobili in un veicolo spaziale, quali i bracci robotici, i
pannelli solari, le antenne sono da ritenersi strutture flessibili), che
per operare in ambienti vasti e nocivi per l'uomo, quale può essere
l'interno di un reattore nucleare; di notevole interesse è inoltre il
caso in cui la struttura flessibile si comporta come un altoparlante,
che amplifica e irradia le vibrazioni generate da una diversa sorgente,
come avviene ad esempio all'interno di aerei turboelica, in cui il
rumore è prodotto dall'onda di pressione incidente sulla fusoliera, e da
questa trasmesso all'interno dell'abitacolo.
D’altra parte, l'uso di metodi passivi
per la riduzione delle vibrazioni, quali l'adozione di materiali
fonoassorbenti, è possibile solo per contrastare vibrazioni a frequenza
relativamente elevata (al di sopra dei 3-400 Hz), pena l'adozione di
spessori proibitivi del materiale assorbente da impiegare. Per questo
motivo, l'impiego di strategie di controllo attivo a frequenze basse è
imperativo.
In questo ambito, ci si è occupati
inizialmente di usare le strategie di controllo sliding manifold del
primo ordine descritte in precedenza.
Poiché uno dei principali problemi
presenti nel controllo dei sistemi flessibili è di evitare l'eccitazione
di dinamiche non modellate in alta frequenza, il primo approccio ha
fatto uso della strategia sliding con limiti sulla pendenza, in modo da
garantire un segnale di controllo sufficientemente “dolce”.
Successivamente si è adottata una variante della legge di controllo che
permettesse di aumentare lo smorzamento solo per alcuni modi di
vibrazione della struttura in modo da agire proprio nelle zone
frequenziali in cui più dannoso sarebbe l'effetto di un disturbo, che in
assenza di azione di controllo sarebbe amplificato dal fenomeno della
risonanza, e lasciando inalterati gli altri modi così da combattere il
dannoso fenomeno dello “spill-over”, ovvero la retroazione di dinamiche
non modellate. Questa strategia è stata applicata anche considerando
l'uso di osservatori sliding robusti.
La metodologia sliding manifold del
primo ordine è stata sperimentalmente verificata sull'ordinata di un
aereo DC9 , messa a disposizione dal Dipartimento di Meccanica del Volo
dell'Università di Napoli “Federico II”.
Il passo successivo è stato considerare
strategie di feedback co-locato, rese possibili tecnologicamente
dall'uso di attuatori piezoelettrici in configurazione “self-sensing”,
ovvero in cui il dispositivo piezoelettrico funga contemporaneamente da
attuatore e sensore. Si è in questo caso usata la strategia di sliding
del secondo ordine, che ha dato ottimi risultati con un feedback di
uscita, permettendo l'eliminazione dell'osservatore di stato.
Il lavoro svolto in questo ambito ha
prodotto ottimi risultati, ed è sfociato nella partecipazione a diversi
progetti di ricerca, fra cui i prestigiosi MESA (Magnetostrictive
Equipment and Systems for more electric Aircraft) del 5° Programma
Quadro della Comunità Europea, nell’ambito dell’azione “Competitive and
Sustainable Growth” e MESEMA
(Magnetoelastic Energy Systems for Even More electric Aircraft) del 6° Programma
Quadro della Comunità Europea, con la partecipazione di 18 partner
europei fra cui SAAB Ericsson, ZF Luftfahart, Eurocopter Deutschland
GmbH e Alenia in qualità di “end user”.
Si è poi considerato il
problema di controllare strutture piane (lastre), per le quali si è
ottenuto il modello matematico, se ne sono identificati i parametri con
un approccio ad hoc che sfruttasse la conoscenza dei modi della
struttura e si è definita la posizione ottima di attuatori (dispositivi
piezoceramici) e sensori (accelerometri) risolvendo un problema di
ottimizzazione che portasse in conto l'indice di controllabilità,
ottenendo una legge di controllo "broadband" in grado di reiettare
disturbi con spettro frequenziale estremamente ampio, come dimostrato
anche in fase sperimentale.
Controllo di Materiali “Intelligenti”
Oggetto di questa attività è l'analisi e il controllo di dspositivi realizzati con
“smart materials”. Con questo termine si
intendono materiali innovativi
(piezoelettrici, magnetostrittivi, leghe a memoria di forma, fluidi
elettroreologici e magnetoreologici, gel polimerici, nanotubi in
carbonio) la cui struttura fisico-chimica è progettata in modo da reagire
in maniera controllata a segnali id comando opportuni (in genere di tipo elettrico).
Implementando poi una logica di controllo su dispositivi di elaborazione
dell’informazione e controllo (microcontrollori) “embedded” si ottengono
dispositivi “intelligenti” basati su materiali innovativi. Il
primo passo è stato quello di lavorare su dispositivi piezoelettrici,
per i quali è stato progettato un circuito di “self-sensing”,
successivamente implementato su DSP Motorola e impiegato nel controllo
attivo delle vibrazioni. Quindi si è considerato il caso di attuatori
magnetostrittivi, in cui la strategia di controllo è utilizzata per
compensare gli effetti di non linearità di tipo isteretico, ottenendo un
dispositivo (attuatore magnetostrittivo) che si presenta come lineare.
L'isteresi è stata modellata matematicamente tramite un modello di
Preisach opportunamente modificato, quindi i parametri del modello sono
stati identificati sperimentalmente su un motore magnetostrittivo con un
identificatore fuzzy, quindi si è invertito il modello, ottenendo uno
pseudo-compensatore che manipola il segnale di pilotaggio del motore
magnetostrittivo in modo da compensare la non linearità. Inserendo lo
pseudocompensatore in un ciclo di controllo in posizione, si è ottenuto
un posizionamento del motore privo di sovraelongazione e un
corrispondente segnale di corrente al dispositivo privo di picchi nei
transitori, a differenza di ciò che avviene se lo pseudocompensatore non
è presente. Il controllore è stato successivamente implementato su un
microcontrollore C167 della Infineon, che comunica con un altro
controllore, gerarchicamente superiore, tramite una rete di
comunicazione basata su protocollo CAN (Controller Area Network). Quest'ultimo
controllore ha il compito di generare i riferimenti per il motore
magnetostrittivo, prefigurando così una rete di controllo distribuito
per 'attuatori intelligenti.
Successivamente, lo
pseudocompensatore così progettato è stato inserito in una strategia di
controllo in retroazione che prevede un loop interno in forza ed uno
esterno in posizione, in modo da garantire un preciso controllo delle
variabili di stress e strain che caratterizzano il magnetostrittivo.
Il problema della modellistica
e del controllo dei cicli limite che si sviluppano in presenza dei
fenomeni di isteresi con memoria non locale è stato infine affrontato
considerando un approccio che applica il classico metodo del
bilanciamento armonico ad un modello di Preisach del fenomeno
isteretico, con ottimi risultati nella previsione dell'eventuale ciclo
limite, sia dal punto di vista teorico che sperimentale.
Tecniche di controllo e identificazione Fuzzy
L'attività in questo settore è partita
applicando tecniche di controllo sliding a metodologie e strumenti di
tipo fuzzy (ad esempio, si è considerato l'errore di inseguimento come una
variabile fuzzy), arrivando al controllo di un robot industriale
COMAU-3S.
Altro filone esplorato è stato quello
dello scheduling fuzzy di strategie di controllo per sistemi a
commutazione.
Ancora, un modello
fuzzy è stato impiegato per identificare l'isteresi caratteristica di
materiali magnetostrittivi, in modo da poter progettare un compensatore
per le non linearità caratteristiche di questi materiali. Basandosi su
un modello di Preisach dell'isteresi, si è impiegato un identificatore
fuzzy per calcolare i parametri di isteresi di un attuatore per
microspostamenti che impiega un provino di materiale magnetostrittivo e
si è progettato uno pseudo-compensatore per linearizzare il
comportamento dell'attuatore controllato.
Quindi, le strategie di
sliding di ordine superiore descritte in precedenza sono state calate in
un contesto fuzzy, arrivando alla dimostrazione rigorosa della stabilità
(locale) di sistemi fuzzy impiegando gli strumenti matematici della
feedback linearization e del grado relativo per sistemi non lineari.
Un altro filone di indagine si
è orientato ad applicazioni dell'Ingegneria Idraulica. In particolare,
si sono considerate tecniche di decisione e controllo fuzzy per la
regolazione di portata su un invaso artificiale (diga). La strategia di
regolazione fuzzy affronta il problema dell’inseguimento di un setpoint
(e più in generale di una traiettoria) discriminando il caso in cui
l’errore sia negativo da quello in cui è positivo e reagendo in maniera
differente: ciò infatti dal punto di vista fisico corrisponde alle due
diverse situazioni di surplus e deficit idrico, quindi chiaramente
richiede trattamenti differenti, che sarebbero impossibili con semplici
strategie di controllo lineari. Inoltre, una strategia di decisione
gerarchicamente superiore definisce il profilo di portata da imporre
mese per mese a seconda della stagione dell’anno e della disponibilità
di acqua nel bacino. Successivamente, l'impiego di una strategia di
decisione fuzzy ha permesso di ottenere ottimi risultati in problemi di
ottimizzazione (non lineari) su indici di qualità significativi nella
gestione delle risorse idriche. Il motivo del successo del metodo
impiegato dipende in sostanza dalla possibilità dei sistemi fuzzy di
essere facilmente interpretabili dal punto di vista fisico, per cui
ottimizzare una strategia di decisione fuzzy già sensata in partenza
equivale a risolvere un problema di ottimizzazione non lineare partendo
da un buon "starting guess". Un ulteriore sviluppo di questo filone di
indagine è stato l'impiego di modelli dinamici ibridi e la loro
implementazione in ambiente integrato MATLAB/Simulink/Stateflow per
modellare diverse situazioni operative per l'equazione di bilancio dei
flussi idrici alla diga.
Infine, nell'ambito di una
serie di collaborazioni con ELASIS S.C.p.A. (Sistema di Ricerca FIAT nel
Mezzogiorno) si sono impiegati modelli fuzzy per la stima e
l'interpretazione dei dati di difettosità di autovetture, inizialmente
impiegando tecniche classiche di identificazione neuro-fuzzy, quindi
ricorrendo a tecniche più sofisticate di prefiltraggio dei dati con i
recenti metodi di minimi quadrati ortogonali pesati, rimuovendo dati
considerati outliers, formulando regole sui dati così ripuliti basate
sull'impiego di Rough Sets per inizializzare le regole e infine
ottenendo una regolazione fine delle regole tramite l'impiego di
algoritmi di identificazione. I modelli così ottenuti hanno dimostrato
capacità di predizione nettamente superiori ai modelli ottenuti con
apprendimento tramite reti neurali impiegati in precedenza, anche
rispetto a diverse aree funzionali del veicolo.
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