Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana

Il romanzo

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda esce per la prima volta a puntate sulla rivista Letteratura nel 1946 e in versione romanzo nel 1957, con diverse modifiche nella trama.
La vicenda è ambientata nel 1927, nei primi anni del fascismo. Il commissario Ingravallo deve indagare sul furto di alcuni gioielli e, successivamente, sull’omicidio di una donna avvenuto nello stesso palazzo (il “palazzo degli ori” in via Merulana) nel quale è avvenuto il furto. Nella prima parte del romanzo l’indagine si svolge nell’ambito della ricca borghesia romana, mentre nella seconda parte il commissario si sposta nelle borgate più umili, dalle quali provenivano le numerose cameriere della vittima, accolte da questa come figlie, anzi come “nipotine” .
Il romanzo non sembra chiudersi con la scoperta di un colpevole, anzi, nelle diverse stesure del testo Gadda cambia spesso il finale: la realtà è troppo complessa per essere compresa dalla razionalità di un’indagine.

Il brano

Ti presentiamo la prima pagina del romanzo che descrive il commissario Ingravallo. L’indagine non è ancora cominciata, ma già si delineano i suoi metodi investigativi, che coincidono con la sua visione del mondo.

Tutti oramai lo chiamavano don Ciccio. Era il dottor Francesco Ingravallo comandato alla mobile: uno dei più giovani e, non si sa perché, invidiati funzionari della sezione investigativa: ubiquo ai casi, onnipresente su gli affari tenebrosi. Di statura media, piuttosto rotondo della persona, o forse un po’ tozzo, di capelli neri e folti e cresputi che gli venivan fuori dalla metà della fronte quasi a riparargli i due bernoccoli metafisici dal bel sole d’Italia, aveva un’aria un po’ assonnata, un’andatura greve e dinoccolata, un fare un po’ tonto come di persona che combatte con una laboriosa digestione: vestito come il magro onorario statale gli permetteva di vestirsi, e con una o due macchioline d’olio sul bavero, quasi impercettibili però, quasi un ricordo della collina molisana. Una certa praticaccia del mondo, del nostro mondo detto «latino», benché giovine (trentacinquenne), doveva di certo avercela: una certa conoscenza degli uomini: e anche delle donne.

[...]

Nella sua saggezza e nella sua povertà molisana, il dottor Ingravallo, che pareva vivere di silenzio e di sonno sotto la giungla nera di quella parrucca, lucida come pece e riccioluta come d’agnello d’Astrakan, nella sua saggezza interrompeva talora codesto sonno e silenzio per enunciare qualche teoretica idea (idea generale, s’intende) sui casi degli uomini: e delle donne. A prima vista, cioè al primo udirle, sembravano banalità. Non erano banalità. Così quei rapidi enunciati, che facevano sulla sua bocca il crepitio improvviso d’uno zolfanello illuminatore, rivivevano poi nei timpani della gente a distanza di ore, o di mesi, dalla enunciazione: come dopo un misterioso tempo incubatorio. “già!” riconosceva l’interessato: “il dottor Ingravallo me l’aveva pur detto.” Sosteneva, fra l’altro che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che di si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico “le causali, la causale” gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia. L’opinione che bisognasse “riformare in noi il senso della categoria di causa” quale avevamo dai filosofi, da Aristotele o da Emmanuele Kant, e sostituire alla causa le cause era in lui una opinione centrale e persistente: una fissazione, quasi: che gli evaporava dalle labbra carnose, ma piuttosto bianche, dove un mozzicone di sigaretta spenta pareva, pencolando da un angolo, accompagnare la sonnolenza dello sguardo e il quasighigno, tra amaro e scettico, a cui per “vecchia” abitudine soleva atteggiare la metà inferiore della faccia, sotto quel sonno della fronte e delle palpebre e quel nero piceo della parrucca. Così, proprio così, avveniva dei «suoi» delitti. «Quanno me chiammeno!… Già. Si me chiammeno a me… può stà ssicure ch’è nu guaio: quacche gliuommero… de sberretà…» diceva, contaminando napolitano, molisano, e italiano.

La causale apparente, la causale principe, era sì, una. Ma il fattaccio era l’effetto di tutta una rosa di causali che gli eran soffiate addosso a molinello (come i sedici venti della rosa dei venti quando s’avviluppano a tromba in una depressione ciclonica) e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata «ragione del mondo».

Carlo Emilio Gadda, Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Garzanti, 2007

Esercitazioni

1. Comprensione

I personaggi
Come viene descritto il commissario da un punto di vista fisico?
Qual è la psicologia del personaggio che emerge dal testo? Come vede e interpreta la realtà?
Trova le corrispondenze tra la descrizione fisica e la descrizione psicologica

Il metodo investigativo
Da quali premesse teoriche partono le indagini del commissario Ingravallo?

2. Analisi

La particolarità del romanzo di Gadda sta nel linguaggio utilizzato, piuttosto anomalo per un poliziesco. L’autore infatti utilizza registri linguistici diversi, creando un “pasticcio” letterario in cui si mescolano le diverse parlate dei vari personaggi, termini tecnici legali, parole ricercate, arcaismi e trasposizioni di dialetti.

  • Distingui i vari linguaggi usati: letterario, tecnico scientifico, dialettale.
  • Sottolinea tutte le metafore e le similitudini.

3. Produzione

I personaggi
Basandoti anche sul paragrafo dedicato al commissario Ingravallo, spiega oralmente perché Gadda ha deciso di utilizzare per il suo romanzo una trama poliziesca.

L’Autore
Accedi a Internet e cerca su Google “Carlo Emilio Gadda” . Oltre all’elenco principale dei risultati, nella colonna di destra Google tramite la funzione Knowledge Graph, ti suggerirà degli argomenti considerati collegati sotto vari punti di vista. Esaminali e spiega con un testo o con una mappa concettuale le ragioni dei collegamenti individuati dal motore di ricerca.


Anteprima della funzione Knowledge Graph di Google