Il police procedural

Questo filone del poliziesco è identificato da alcune caratteristiche peculiari che lo distinguono da altri sottogeneri e filoni del giallo:

  • non c’è un solo investigatore come protagonista, ma c’è una vera e propria squadra di agenti che indaga e risolve i casi in modo corale;
  • la frequente raffigurazione di indagini su più crimini in una singola storia, anche non collegati fra loro;
  • mentre i gialli classici adottano la convenzione di far coincidere il climax con la rivelazione del nome del colpevole, nei police procedural l’identità del colpevole è spesso nota al lettore sin dall’inizio;
  • la presenza di materiali vari strettamente correlati con le indagini delle autorità: fra questi le descrizioni di autopsie e rapporti di medicina legale, la raccolta delle prove e la trascrizione degli interrogatori.

Queste caratteristiche sono oggi ampiamente sfruttate nelle innumerevoli serie televisive sia italiane che straniere, ma tutte hanno come capostipite la serie di romanzi dello scrittore italoamericano Ed McBain dedicati all’87° Distretto.

Anche i romanzi che hanno come protagonista il commissario Maigret di Georges Simenon possono rientrare in questo genere: spesso infatti il celebre commissario parigino si avvale per le sue inchieste del supporto dei membri della Brigata speciale, anche se in effetti diversi critici considerano i romanzi Maigret più vicini al giallo classico che al procedural, dal momento che la figura del commissario è ovviamente molto più centrale nello sviluppo del racconto. Ad ogni modo, le avventure di Maigret occupano un posto di rilievo nella sterminata produzione di Simenon: ben settantacinque romanzi e ventotto racconti pubblicati in un arco di tempo che va dal 1930 al 1972 e rappresentati in numerose produzioni cinematografiche, radiofoniche e televisive

Gino Cervi nei panni del Commissario Maigret

Un successo internazionale che si spiega probabilmente con l’innovazione apportata da Simenon riguardo al metodo di indagine del suo personaggio che si differenzia da quello classico alla Sherlock Holmes. Se Holmes è un detective freddo e razionale, e se vogliamo anche insensibile rispetto alle motivazioni e alla sorte del colpevole, per Maigret è fondamentale scoprire quale è stato il percorso che ha portato il colpevole all’azione, e dall’altra parte, il motivo per cui la vittima è rimasta coinvolta, cercando di rimettere gli eventi “al loro posto” .

Ed è questo il non-metodo di Maigret: immedesimarsi nell’ambiente in cui è avvenuto il delitto, affidarsi alle intuizioni, alle sensazioni, ai piccoli particolari, entrare nella psicologia dei personaggi coinvolti, senza giudicare né tanto meno condannare, ma soltanto cercando di capire e rispettare la loro umanità. Il colpevole viene spesso sospettato, se non individuato, relativamente presto nel corso della inchiesta. Si tratta però di ricostruire la verità umana, l’antefatto che ha causato il dramma, e con esso le prove per poter incastrare il colpevole.

Nel mondo in cui si muove Maigret non tutto è perfetto, non tutto si risolve sempre senza inciampi, e non sempre l’ingranaggio indagine-giustizia funziona alla perfezione. In diverse inchieste la verità viene raggiunta alla fine, come nei polizieschi “classici” , ma qualche volta il colpevole non viene assicurato alla giustizia, oppure viene trovato solo anni dopo, o anche se trascinato in tribunale, riesce a cavarsela con una pena leggera.

In tal senso, con le inchieste di Maigret, Simenon ha imposto sin dagli anni trenta del Novecento una svolta importantissima nel modello di romanzo poliziesco europeo, poiché con il suo commissario abbandona lo schema del giallo classico “all’inglese” imperniato su delitti perfetti, investigatori infallibili, ambientazioni mondane e altolocate, e introduce invece personaggi e ambientazioni popolari e piccolo borghesi, dove il centro dell’attenzione è spostato sulle motivazioni umane che portano al delitto, più che sulla ricerca degli indizi materiali. In questo si avvicina di molto al noir e al giallo “problematico” .