Il giallo deduttivo

Il progenitore comune a tutti i romanzi polizieschi e a tutti i sottogeneri collegati è il giallo deduttivo. Detto anche “romanzo-enigma” , o “giallo classico” , segue lo schema del whodunit, (letteralmente: chi è stato) e cioè della ricerca del colpevole tramite il ragionamento logico.

Il manoscritto de I delitti della Rue Morgue

Sebbene vi siano stati dei precedenti di racconto poliziesco addirittura nella Bibbia e nella letteratura classica greca e cinese, l’origine ufficiale del Poliziesco viene di solito fatto coincidere con la pubblicazione del racconto di Edgar Allan Poe I delitti della Rue Morgue (1841) dove compare il primo vero investigatore della storia della letteratura e che sarà il modello per tutti i futuri investigatori della storia del giallo. I tre racconti di Poe con Auguste Dupin protagonista segnano l’inizio della storia del giallo deduttivo, che per circa un secolo sarà il genere poliziesco di maggior successo, in particolare nella cosiddetta Età d’oro del giallo, negli anni fra il 1920 ed il 1940.

Il giallo deduttivo nasce nell’ambito della società borghese anglosassone che nella seconda metà del diciannovesimo secolo viene profondamente trasformata da uno sviluppo improvviso dell’industrializzazione[1].
L’aumento della delinquenza connessa alla forte crescita della popolazione nelle città fa sì che, sotto la spinta di movimenti filosofici e culturali come il Positivismo[2], nuove discipline come la criminologia e la medicina legale affrontino i fenomeni criminali con un’assoluta fiducia nella possibilità di spiegarli (e punirli) grazie al solo ragionamento logico e con il supporto di prove rilevate scientificamente. Così, in questa cornice culturale e filosofica, anche gli autori di gialli partono dal presupposto che le azioni umane rispondano a precise leggi e che perciò siano prevedibili: di conseguenza è sufficiente ragionare seguendo la logica per venire a capo di quello che sembra un mistero, ma in realtà altro non è che un mosaico al quale mancano dei pezzi. Come dice Sherlock Holmes, l’investigatore più rappresentativo del giallo classico:

“Una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità.”

Arthur Conan Doyle, Il segno dei Quattro, Rusconi, 2010.

Schematicamente quindi, il meccanismo narrativo del giallo classico non è nient’altro che il racconto della soluzione di un enigma, che si riassume nella domanda: “Chi è stato?” . Di solito si inizia con un omicidio, subito dopo interviene un investigatore che con un meticoloso lavoro di indagine in cui nulla viene lasciato al caso, cerca di ricostruire cos’è successo: scopre gli indizi, li esamina e li ordina in una sequenza logica, interroga i sospettati, indaga nel passato della vittima, scarta le false piste, e alla fine trae alcune rigorose deduzioni che lo portano a scoprire la verità e a consegnare il colpevole alla giustizia.

Secondo Thomas Narcejac[3]:

postulato del romanzo poliziesco è, infatti, che la contingenza non esiste, in qualunque forma si presenti: coincidenza, caso, decisione o pentimento. L’assassino, molto più dell’eroe romantico, è una forza in movimento, e il detective è uno scienziato che calcola la sua traiettoria

Il romanzo poliziesco, Garzanti, 1976.

 
La copertina de Uno studio in rosso

Come si è detto poc’anzi, uno degli autori più rappresentativi del giallo classico è Arthur Conan Doyle che con Uno studio in rosso (1887), inaugura la prima delle avventure di Sherlock Holmes che sarà sin da subito il principale modello di investigatore per tutti gli autori di polizieschi che verranno successivamente.

Infatti circa trenta anni dopo, in piena Età dell’oro del giallo, la scrittrice Agatha Christie raccoglierà l’eredità di Arthur Conan Doyle con il romanzo Poirot a Styles Court (1920) dando vita al personaggio di Hercule Poirot, ispettore di polizia belga in pensione ed investigatore dalle formidabili capacità deduttive che sarà protagonista di circa quaranta romanzi, il più famoso dei quali è Assassinio sull’Orient Express (1934).


Arthur Conan Doyle e Agatha Christie

Per superare lo schema piuttosto lineare del poliziesco classico e apportare elementi di innovazione, e in fondo per non scrivere sempre lo stesso racconto[4], gli scrittori iniziano a cercare soluzioni originali ed inedite che daranno vita a veri e propri sottogeneri del poliziesco. Uno dei primi autori che cerca di innovare il giallo deduttivo classico è Rex Stout che nel 1934 crea il personaggio di Nero Wolfe, un personaggio che, come vedremo, si discosta molto dalla figura del detective classico, sia nell’aspetto fisico sia nel modo di investigare.